Nella giornata di domani, mercoledì 15 settembre, si terrà a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), un nuovo incontro tra Governo, Azienda e Parti Sociali per confrontarsi sulla paventata decisione di Eni di cessare le attività produttive del “Cracking” di Porto Marghera.
Questa prospettiva deve essere contrastata perché rende ancora più fragile il sistema della chimica di base del nostro paese. Il polo chimico di Ferrara, in questo quadro, per le caratteristiche delle proprie produzioni e per la qualità/modalità di fornitura delle materie prime rischia inoltre di diventarne l’anello più debole.
Il Sindacato dei Chimici di Ferrara a sostegno di questa impostazione vuole ribadire alcune semplici considerazioni e proposte.
Gran parte delle applicazioni delle materie plastiche richiedono ancora la produzione da materie prime fossili e non sono al momento sostituibili da altri processi produttivi. Mettere in discussione il futuro di alcuni punti chiave della filiera rischia solo di mettere in pericolo le attività legate alle resine plastiche, esponendo come sta accadendo anche in questi giorni tante imprese trasformatrici alle bizze del mercato e all’incertezza delle forniture.
Questo a maggior ragione dopo l’esperienza della pandemia dove le flessibilità impiantistiche e le competenze presenti a Ferrara hanno consentito di garantire alle imprese del biomedicale (compresi i
fabbricatori di mascherine) le necessarie forniture di particolari tipi di plastica.
Se non siamo quindi pronti a dismettere le produzioni tradizionali di plastiche questo non vuol dire che non si debba avviare un corretto e fondamentale percorso di trasformazione delle nostre produzioni. Solo la lettura quotidiana dei giornali ci fornisce infiniti spunti per individuare possibili iniziative di ricerca, sviluppo e successiva industrializzazione per affiancare ed integrare la chimica tradizionale che potrebbero coinvolgere non solo le imprese già presenti nel Polo Chimico ma anche le realtà imprenditoriali del territorio regionale in una ottica di rete che superi le logiche di campanile.
Infine e non per importanza, si stanno inoltre sviluppando tecnologie che attraverso gli opportuni investimenti potrebbero in prospettiva alimentare l’impianto di Marghera con “cariche” di materie prime alternative (olii pirolitici o da raffinazione di biomasse). Solo l’attuale continuità produttiva del cracking consentirebbero di sviluppare e implementare queste modifiche, evidentemente pure più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Per provare ad intraprendere un percorso di così ampio respiro non ci mancano le competenze e la cultura industriale. Ci manca il tempo. Tempo che se Eni attuerà i propri disegni a Marghera rischia di azzerarsi drammaticamente.
Su questi temi chiaramente cerchiamo il supporto di tutti, a partire dall’Amministrazione Municipale di Ferrara e dalla Regione Emilia- Romagna per sostenere questo patrimonio di conoscenze utili allo sviluppo ed ad una crescita sempre più sostenibile dei nostri territori.
Articolo da NUOVA FERRARA del 13-09-2021
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